Nella suggestiva cornice del Giardino delle Rose, sotto al Piazzale Michelangelo di Firenze, si è svolta una particolare presentazione dell’antologia di racconti Le sconfinate, da Antigone ad Amy Winehouse, pubblicazione della collana Scrivere Donna della Casa Editrice Carmignani, antologia nata da un’idea di Nicoletta Manetti, che ne è anche la curatrice, e con la partecipazione di Cristina Gatti, presidente del Gruppo Scrittori Firenze che ha organizzato la pubblicazione del volume.
Come recita la scheda di valutazione editoriale del Premio Città di Como, che ha menzionato l’antologia come opera meritevole, donne maledette, cattive, fuori dagli schemi, ignoranti o coltissime, giovani o no, donne che attraversano tutta la storia del mondo, istrioniche, timidissime, violente, vittime, carnefici. Non-eroine per eccellenza
Donne che sono uscite dai confini nei quali l’uomo le ha cacciate per convenzioni culturali o per esercizio di potere, donne che si sono ribellate alla condizione per loro stabilita dalla società maschilista e patriarcale, donne che hanno rotto gli schemi, ma che non si sono limitate a strillare la loro ribellione, hanno anche costruito qualcosa di significativo che è rimasto nella storia del mondo.
Quattordici storie di quattordici donne scritte da quattordici autori che hanno “sposato” il personaggio, lo hanno raccontato con la propria cifra stilistica, il proprio punto di vista, il proprio approccio narrativo. Il risultato è una raccolta dalle voci tutte diverse, unite però dal filo conduttore che vuole le eroine delle tenaci, irriducibili combattenti per la loro libertà e il loro riscatto.
È Roberto Mosi che per bocca di Antigone, la grande disubbidiente della storia, invita tutte le altre sconfinate, presso la fontana di Edipo, a Tebe, perché ognuna racconti la sua storia. Caterina Perrone fa parlare Cleopatra, in un delirio di estasi dei sensi; Fabrizio del Sanctis rende immortale Erzsébet Bàthory, sanguinaria castellana ungherese; Cristina Gatti ci ricorda Mary Shelley e della sua ribellione al mondo letterario di allora che voleva le donne capaci solo di scrivere romanzi d’amore; Antonella Cipriani, che di professione fa l’infermiera, ci fa conoscere la britannica Florence Nightingale, fondatrice dell’infermeria moderna; Andrea Zavagli scava nel profondo dei pensieri, anche quelli più intimi, di Marie Duplessis, pseudonimo di Alphonsine Rose Plessis, divenuta poi la contessa di Perrégaux, celebre musa ispiratrice di grandi scrittori e compositori; Marco Tempestini evoca la grande sofferenza di Camille Claudel, scultrice francese, rinchiusa in manicomio, che trova pace soltanto attraverso la propria vena creativa; Nicoletta Manetti dà voce a Suzanne, figlia illegittima di una lavandaia di Montmartre, divenuta modella di grandi pittori parigini; Gabriella Tozzetti ci racconta l’amore di Marina Cvetaeva, grande poetessa russa, per Sonja Parnok sua musa ispiratrice; Nicola Ronchi ci porta, con la consueta ironia della sua narrazione, nel mondo misterioso e truce di Leonarda Cianciulli, detta “la saponificatrice di Correggio”; Andrea Zurlo, scrittrice argentina, ci racconta la vita, intensa e vibrante, di Tina Modotti, che chiamarla fotografa è riduttivo, dato che è stata attrice, attivista per i diritti umani, scrittrice; Gabriella Becherelli immagina un dialogo tra due grandi pittrici, Frida Kahlo e Artemisia Gentileschi; Silvia Zanotto ci parla della scrittrice francese Violette Leduc, mai riconosciuta dal padre e trattata senza affetto dalla madre, e del suo modo di riscattarsi attraverso la scrittura; Manna Parsi, scrittrice iraniana, ci fa conoscere la poetessa persiana Forough Farrokhzad, morta a soli 34 anni per un incidente stradale, voce di libertà in un paese dove è estremamente pericoloso esprimere liberamente i propri pensieri; l’ultima storia è di Saimo Tedino che racconta la tragica fine della cantante pop britannica Amy Winehouse.