Un variegato mondo di personaggi animano questo giallo: banchieri, imprenditori, artisti, religiosi. Apparentemente conducono una vita irreprensibile, ma tutti hanno qualcosa da nascondere e soprattutto danno la caccia a un quadro di valore inestimabile, attribuito a Filippino Lippi.
Tutto filerà liscio finché uno di loro verrà ritrovato privo di vita all’interno della sua auto. Allora entreranno in scena due poliziotti, il Commissario Seneca Agostini, personaggio a dir poco strano e particolare e la più “normale” Bianca Pirovano. Saranno soprattutto le intuizioni di quest’ultima a permettere la risoluzione del mistero.
Un giallo di buona fattura e avvincente per una serie di motivi: innanzitutto il ritmo, sempre alto, che tiene il lettore incollato alla pagina fino alla fine del libro; poi l’intreccio: le storie sono due che si dipanano in momenti e luoghi diversi ma nel finale si ricongiungono; tutti i nodi – numerosi - si scioglieranno per la comprensione lucida e razionale del mistero.
È un giallo classico con poco sangue (non ne sentiamo la mancanza) ma con diversi colpi di scena. La risoluzione dell’enigma avverrà nel metodo tradizionale, attraverso la raccolta degli indizi sul campo (alcuni oggetti saranno determinanti), gli interrogatori dei sospettati e alla fine le deduzioni del Commissario e della sua assistente.
L’autore riesce a tenere nascosta la verità al lettore che non sospetta nulla fino al capitolo della risoluzione del mistero. Si può sostenere, pertanto, che il giallo è caratterizzato da un buon finale a sorpresa.
Al di là della trama poliziesca, Il tondo Rucellai di Andrea Perondi ha due particolarità che lo rendono godibile: le precise ed esaustive descrizioni delle varie ambientazioni, per la maggior parte in ville nobiliari, con una certa attenzione nei confronti dell’aspetto architettonico, monumentale e artistico; il mondo dell’arte è ben rappresentato e la storia del Tondo Rucellai attribuito a Filippino Lippi ci evoca il periodo rinascimentale fiorentino.
L’altra particolarità è la caratterizzazione dei personaggi. Hanno tutti una voce ben riconoscibile, soprattutto quelli che usano il dialetto invece dell’italiano come lingua nei dialoghi. Inoltre, tutti hanno delle peculiarità molto spiccate che li fanno emergere dalla omogeneità dei personaggi normali.
Alcuni personaggi sono piuttosto strani, eccentrici, “esagerati” e questo è un aspetto particolare che contraddistingue questo romanzo. Tra tutti spicca il commissario Seneca Agostini, uno che si fa vedere in giro con un abbigliamento quasi clownesco e che guida una Renault d’altri tempi, naturalmente tutta sudicia e scassata. Fate conto che Il tenente Colombo in confronto a Seneca è un signore elegante.
Il commissario, all’inizio burbero, asociale, violento e scostante cambierà nel corso della storia a causa della frequentazione, per la risoluzione del caso, della collaboratrice Bianca Pirovano. Il percorso verso la normalità dei comportamenti del commissario sarà lento e graduale, ma costante. Il lettore alla fine comprenderà che quelle esagerazioni ostentate da Seneca erano soltanto un modo eclatante per coprire i vuoti della propria esistenza. Così il romanzo si arricchisce anche di un approfondimento psicologico che da all’opera un suo spessore e qualità.