Sapete vecchio mio, mi è sempre sembrato più simpatico
guardare un cesto di pigne che un Rembrandt!
Incipit di Caravanserraglio di Francis Picabia
Il romanzo fu pubblicato nello stesso anno in cui apparve il primo manifesto del Surrealismo. Al rigore dogmatico di André Breton, Picabia contrappone il suo inafferrabile, disinvolto sarcasmo, la sua irriverente opposizione a tutto ciò che è regola, imposizione schematica, di dogmi e posizioni stereotipate, sia nella pittura che nella letteratura.
Il suo romanzo è così una serie di quadri narrativi, apparentemente slegati l’uno dall’altro, di episodi della sua vita, reali o inventati, con personaggi davvero incontrati o simbolicamente creati, in un flusso narrativo che scorre a ritmi vertiginosi, secondo il credo dell’epoca, che vuole l’uomo vivere la vita alla massima velocità, seguendo la moda dell'esaltazione delle macchine, immerso nel culto dei motori. Picabia racconta le scorribande da una festa all’altra, da un ristorante all’altro, da una camera di un’amante all’altra, passaggi a bordo della sua auto, percorrendo le strade a tutta velocità, incurante dei pericoli, vivendo in maniera piena, inarrestabile, infaticabile un'esistenza sopra le righe, sempre in feroce lotta contro la banalità del quieto vivere.
Un romanzo difficile ma che ha una carica magnetica insuperabile, proprio perché pervaso dalla prima all’ultima pagina dal senso di ricerca della libertà assoluta, senza vincoli di sorta, in ogni comportamento umano, un'anarchia creativa che permette all’artista di esprimersi al massimo, non solo in pittura, anche nella narrativa. Una vita, di inizio secolo, travolta dal tourbillon delle avanguardie artistiche, che si incontrano e si scontrano l’una con l’altra.
IL GIROTONDO DEL TODADA
Il primo degli uomini
Era l’unico bel ragazzo
La prima delle donne
Aveva la gola profumata
Il vento porta con sé il petalo
Come l’amore le illusioni
Nella notte umida
E i nostri sguardi sono velati di lacrime
Guardate laggiù, c’è un fiore
Che il vento fa risuonare come una campana
L’uomo e la donna si graffiano il viso
Da quel gesto nacque un figlio
I suoi occhi erano dorati d’amore
Brillavano
Tra qualche giorno
Il figlio andrà a cogliere il fiore che suona
E tutto dovrà essere ricominciato.
In Caravanserraglio, Picabia incontra Marcel Duchamp, Pablo Picasso, André Breton, Robert Desnos, Louis Aragon, Max Ernst, Blaise Cendrars, Jean Cocteau e molti altri artisti. Di fronte al Surrealismo trionfante, Francis Picabia, l’ultimo dadaista, si scaglia, a volte con furore ideologico, contro i dogmi delle avanguardie, per rivendicare la propria pittura e il proprio stile creativo. Il dadaismo tendeva alla distruzione del linguaggio, all’irrazionalità e all’illogicità. Le numerose poesie che accompagnano la prosa, sono costruite sulla base di un generale non-sense, composte da un linguaggio che non riconosce le razionali convenzioni lessicali, infarcito di onomatopee, di giochi verbali, il romanzo va letto con calma, con attenzione, va gustato parola per parola, lascia in bocca un sapore forte, speziato, ma alla fine si apprezza l’intrinseco valore e l’importanza letteraria per compenetrare quel determinato, singolare periodo storico-artistico europeo, in particolare uno spaccato della società francese del periodo postbellico, quando all’ansia per la guerra si sostituisce un generale sentimento di riscatto, che negli anni Venti del Novecento sembra far rivivere i fasti e l’opulenza della precedente Belle Epoque.
PIPI’
Non c’è niente di meglio di un segreto
Un segreto somiglia a un lampone
Un lampone somiglia alla notte
Una notte somiglia al giorno
Il giorno somiglia a una sposa
Una sposa somiglia alla perla di una collana
La perla di una collana somiglia a un gioiello
Un gioiello somiglia a un elefantino
Un elefantino somiglia al sonno
Il sonno somiglia a Dio
La nostra testa è rotonda per permettere ai pensieri di cambiare direzione (Francis Picabia)
Il romanzo di Picabia rivela, d’altra parte, un aspetto meno eclatante e più riflessivo, letterario, critico, affidato ad una parte molto abbondante di note a piè di pagina, che l’Editore ha deciso di pubblicare integralmente. Per la comprensione del testo e dell’atmosfera del romanzo si possono anche saltare le note, ma per capire il mondo e il tempo storico in cui ha vissuto Picabia, le note si rivelano patrimonio preziosissimo, oltre che sottotesto di grande levatura letteraria.
LA NOTTE
La notte è addormentata dietro la terra
Quel ciuffo di capelli
S’apparenta alla notte
Stai in guardia mia amata
Ecco l’ora in cui il sole
Si getterà su di te
Il sole scolora la luna
Sale nel cielo
La luce è per i curiosi
Ma io amo soltanto i tuoi baci
La notte è addormentata dietro la terra
Visto il genere di romanzo e vista la personalità dell’autore, inutile e impossibile raccontare una trama di Caravanserraglio. Diciamo che Picabia racconta la presenza, continua e sgradita allo scrittore, di un «giovane letterato, candidato al genio», Claude Lairencay, che (in)segue il protagonista Picabia ovunque egli si trovi, da Parigi alla Costa Azzurra, per leggergli il suo romanzo, L’Omnibus. Con questo escamotage, Picabia introduce un secondo narratore, creando un romanzo nel romanzo. Questo personaggio non è altro che un alter ego dello scrittore, che così può spacciare per sue poesie che in realtà sono di Picabia, creando giochi letterari di puro irriverente divertimento.
Questi uomini non credono in Dio, nell’arte, nella malattia, e nemmeno nella Legion d’Onore, nemmeno in se stessi! Somigliano a una bolla di sapone al centro dell’infinito. Scoppierà, un giorno, quella piccola bolla di sapone, ma per lasciare agli altri uomini che credono alla vita le immagini verdi, rosa e blu dei ricordi. Sapete, conosco un uomo che passa il suo tempo in piedi sul suo piccolo piazzale, facendo bolle di sapone per cercare di diventare lui stesso una bolla di sapone! Ha una bella collezione di pipe Gambier. Non può esserci compatibilità tra la vita e lui, non farà che sbriciolare il suo sapone Cadum, e gli artisti ne raccoglieranno a loro volta le briciole per farne una brioche di Marsiglia, adatta a nutrire la loro intelligenza limitata. La bolla di sapone di cui vi parlavo prima è stata gonfiata dall’Amore. Dopo ciò assisteremo al saldo delle passioni umane, graduate e vendute a pezzi, svestite, seminude, ma con il sigillo “ (Francis Picabia, Caravanserraglio, Ed. Clichy 2015, pag. 33)
La follia degli uomini è quella di modellarsi su uno scrigno e di credere che questo scrigno abbia la forma di un cuore! Un giorno ho visto, dipinte sulla parete di un caffè, vicino a una porta, le iniziali W.C. trafitte da una freccia, e questo mi ha fatto pensare al cuore degli uomini! E' vero che ci sono dei bei tatuaggi sul braccio o sul petto dei sostenitori, le frecce attraversano i cuori come l'indicazione che ho letto sulla parete del caffè! (Op. cit. pag. 93)
L’immondezza della guerra è, secondo me, indiscutibile, e le sue conseguenze non possono essere altro che immondizia. Io che sono tato costretto a pendervi parte, durante tutta la sua durata, ho pensato solo a una cosa: il suicidio, pur di non essere più spettatore di un dramma volontario così nauseante; mi è mancato il coraggio fisico, per questo sono ancora qui. Come ho potuto accettare di essere in qualche modo complice di coloro che riescono a far credere ai popoli che la guerra contenga una sorta di misticismo, che la guerra racchiuda della bellezza. Bellezza della follia, forse! (Op. cit. pag. 183)