LA STAGIONE DELLE ANIME FRAGILI romanzo di Francesca Tofanari edito da Bonfirraro
La fragilità, che è il tratto caratteristico dei personaggi,
è paradossalmente il punto di forza del romanzo.

Già conoscevo la capacità di Francesca Tofanari di scrivere della buona prosa perché ho recensito i suoi precedenti romanzi gialli e presupponevo l’altra sua grande dote, cioè quella che in questo libro è ampiamente dimostrata: la versatilità. Mentre i gialli erano ironici questa storia è più drammatica, anche se la vena comica dell’autrice sgorga sempre con veemenza anche in questo libro.

La narrativa gialla è sempre stata la passione di Francesca, ma non soltanto quella. Ha scritto storie di generi molto diversi tra loro. I primi testi sono stati fiabe per bambini come Grammatica sgrammatica scritta per il figlio piccolo; un altro racconto sotto forma di favola è stato inserito in una raccolta curata da Paolo Mugnai sulle librerie di Firenze. Grazie al suo lavoro di giornalista, si è cimentata nella realizzazione di testi su Firenze, ha scritto di chiese, di artigiani, di Sanfrediano, per approdare infine ai gialli dove racconta di donne, di shopping, di situazioni tra la suspence e il comico.

Se vogliamo ricercare una costante in una narrativa così diversa, questa è la passione che Francesca mette sempre nel suo scrivere, non soltanto nella narrativa ma anche nei suoi articoli per il Corriere Fiorentino. E la cosa più importante è che questa passione smuove il desiderio dell’autrice di restituire al lettore l’emozione che lei prova nel narrare. Emozione che, dico con convinzione, arriva forte a chi la legge perché Francesca Tofanari crede veramente in questo valore aggiunto della scrittura. Puoi scrivere bene ma non restituire nessuna emozione, nella narrativa come in qualsiasi altra espressione artistica. Non è il caso di Francesca Tofanari con il suo romanzo La stagione delle anime fragili.

Questo libro è il classico
racconto nel cassetto. Nato molto tempo fa come racconto, l’autrice lo ha ripensato molte volte, anche se era concluso. Man mano che passava il tempo, che Francesca maturava come scrittrice, che arricchiva le proprie esperienze di vita, apriva il cassetto e lo integrava con qualche cosa di diverso. Poi si è accorta che era il momento di darle un senso nuovo, che non era quello del racconto iniziale. A questo punto ha anche cambiato la forma, da racconto è diventato romanzo.

Il punto di svolta, il superamento del blocco, è stato quando Francesca si è liberata del legame che aveva con la storia e ha lasciato che fossero i personaggi stessi a raccontarla, a rapportarsi con il lettore, a condividere le loro fragilità, che è l’elemento predominante, come dice il titolo del libro. Una volta che l’autrice ha capito che non doveva raccontare le proprie fragilità ma quelle dei personaggi, il narrare ha cominciato a scorrere con impeto e con ottimi risultati stilistici.

La storia inizia con un drammatico incidente capitato ad Andrea che lo lascia in coma in un letto d’ospedale, mentre la figlia Giulia fa una scoperta inquietante tra i messaggi che arrivano al cellulare del padre. Scoprirà l’esistenza di una misteriosa donna, di cui conosce solo l’iniziale del nome: “S”. Inizierà a rispondere ai messaggi, fingendosi il padre.
A questi tre personaggi dobbiamo aggiungerne un quarto sotto forma di narratore esterno che compare in alcune scene per spiegare o per manifestare il proprio pensiero. I personaggi parlano in prima persona, quindi essendo molto diversi l’uno dall’altro, hanno anche voci molto diverse. Andrea è il personaggio maschile, professore di filosofia, ha un linguaggio più ricercato, colto, anche se è confuso perché ha avuto un incidente. Quello che sappiamo di lui, dato che è in coma, viene dai racconti delle due donne, la figlia Giulia che ha una voce è diversa da Serena .

Grazie alla proficua collaborazione di Massimiliano Scudeletti e agli stimoli dell’editore, Francesca si è messa al lavoro per variare le voci e gli stili di vita dei tre personaggi, che nel racconto iniziale erano più simili. Il risultato è eccellente, i personaggi sono molto diversi tra loro, ma la storia ha un fil rouge ben delineato al punto che i vari capitoli si potrebbero anche mescolare, leggerli in altra concatenazione, che il senso della storia – che scorre in 10 giorni, dal 15 al 25 dicembre del 2017 - non cambia, resta chiaro e definito.

La chiarezza del significato profondo della storia è venuta in seguito a una specie di rivelazione. Spieghiamola. Durante il lockdown per la pandemia, Francesca Tofanari ha scritto un racconto per beneficenza per un’antologia distribuita su Amazon, nel quale due ragazzi adolescenti s’incontrano su una spiaggia per un solo pomeriggio e poi si ritrovano dopo trent’anni. C’erano già molti elementi della storia di La Stagione delle anime fragili così è diventato chiaro per Francesca come poteva essere possibile che una persona abbia continuato a pensare a una altra avendola incontrata per un solo pomeriggio trent’anni prima.

Quando Francesca ha capito che questa che stava scrivendo oggi non era la sua storia, ma quella dei personaggi di quel racconto, allora ha smesso di interrogare se stessa e ha cominciato a interrogare i personaggi. La domanda che solitamente si fa agli scrittori è quanto di autobiografico ci sia nella storia che hanno scritto. In ogni narrazione c’è sempre qualche elemento della vita dell’autore, ma in questo caso Francesca lo ha chiesto direttamente ai tre personaggi.

È un libro che si legge con piacere pagina dopo pagina non soltanto perché è scritto bene, ma anche perché il tema principale è l’amore, non certo trattato un modo struggente o melodrammatico, ma semmai ironico e frizzante. Dato che le scene drammatiche non mancano, ci si può chiedere se sia un amore realistico o fiabesco. A questa domanda risponde Massimiliano Scudeletti che sostiene che nelle pagine di La stagione delle anime fragili si trovano, mescolati in un connubio affascinante, l’incanto e il disincanto, la forza di attrazione della capacità evocativa dell’autrice che trascina il lettore nel mondo magico della storia e lo tiene inchiodato alla lettura fino alla fine. Incanto e magia sono i doni più preziosi che un narratore può fare al lettore.

Le foto sono relative alla presentazione del romanzo La stagione delle anime fragili di Francesca Tofanari avvenuta al Teatro di Cestello a Firenze il giorno 5 marzo 2025. Hanno dialogato con l’autrice Paolo Mugnai e Massimiliano Scudeletti. Letture a cura di Flavia Pezzo e Fulvio Cauteruccio.