IL SEGNALIBRO DELL'ORSO Recensioni di narrativa e poesia, di autori noti e scrittori emergenti

Paolo Orsini • 21 ottobre 2023

LA DIMORA DEGLI DÈI

romanzo di esordio

di Martina Galletta

Scrivere la sinossi di un romanzo thriller è sempre cosa ardua e pericolosa, ci può scappare il morto, cioè la rivelazione, magari non voluta, di qualche dettaglio importante che svela la trama anzitempo, errore imperdonabile per il recensore. Ecco perché, per non cadere in trappola, riporto fedelmente la sinossi pubblicata in quarta di copertina:

Dicembre 1938: la Germania nazista ha da poco annesso l’Austria. Britta, giovane figlia di un ricco industriale austriaco, raggiunge un lussuoso albergo al confine tra Svizzera, Germania e Austria insieme al padre e al fidanzato, astro nascente del Partito nazionalsocialista. Sono diretti in Germania, dove il loro matrimonio è l’evento mondano più atteso del Reich. Britta vorrebbe un destino diverso da quello impostole dalla società e dalla famiglia. Una nevicata eccezionale costringerà gli ospiti a trattenersi nel resort. E, tra omicidi, furti, cene luculliane, autopsie, amori discutibili e continui colpi di scena, la luce sinistra del nazismo si avvicina sempre di più, proiettando la sua ombra sull’albergo e sui suoi ospiti e rivelandone la vera natura.

L’autrice, Martina Galletta è personaggio poliedrico che ha soltanto tre cose in testa, parole sue: il teatro, la musica e la scrittura. E scusate se è poco! Ci sarebbe piaciuto che fosse anche collezionista di francobolli e amante della cucina del Suriname, ma chissà prima a poi che non lo diventi. Per ora si limita, e di nuovo mi affido alla biografia ufficiale, a coronare il suo: sogno di fare l’attrice diplomandosi, ancora giovanissima, alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi. Da allora lavora nei più prestigiosi teatri italiani: dal Piccolo Teatro di Milano, al fianco di Giulia Lazzarini e Andrea Jonasson, al Teatro Argentina di Roma, dal Teatro Bellini di Napoli al Teatro dell’Elfo di Milano. Roberta Torre la sceglie per il suo premiatissimo film I baci mai dati, che sbarca al 67° Festival di Venezia; Luca Manfredi la trasforma in Giulietta Masina nel film Permette? Alberto Sordi. Anche la musica accompagna il suo percorso: compone ed esegue la colonna sonora dello spettacolo Lezione da Sarah, dove recita al fianco di Galatea Ranzi. Canta e suona fisarmonica, sintetizzatore e pianoforte.

E la scrittura? Ha sempre amato, fin da bambina, scrivere poesie, racconti e copioni teatrali. Adesso, sfruttando la forzata immobilità casalinga durante la pandemia, ha scritto il suo primo romanzo e dobbiamo riconoscere che il talento non è dovuto soltanto alle altre due muse (teatro e musica) ma anche a quella della scrittura perché il thriller ha tutti gli ingredienti per un piatto molto ben cucinato e dal sapore forte e gustoso. Assaggiare (cioè, leggere) per credere.

Vediamo in particolare quali sono questi ingredienti ben amalgamati l’uno a all’altro nella realizzazione di un romanzo dal costrutto narrativo ben strutturato, scorrevole e piacevole.

Innanzitutto, una minuziosa ricostruzione storica degli avvenimenti, ma non dal punto di vista del saccente storico, ma della brava scrittrice che riesce, con i particolari oggettivi della ricostruzione storica, a portare il lettore in quel determinato periodo, suggerendo particolari atmosfere, evocando determinate emozioni, osservando le ambientazioni con il distacco del narratore, ma con la passione di chi ama abitare il mondo magico della narrazione, come Martina dimostra, già da questa opera d’esordio.

In secondo luogo, la struttura classica del giallo, probabilmente mutuata dalle letture frequenti dei gialli di Agata Christie, tiene il lettore incollato alla lettura fino all’ultima pagina perché i misteri si risolvono a uno a uno con lo scorrere della storia, ma soprattutto con l’osservazione sotto la lente d’ingrandimento dell’investigazione di ogni minimo particolare, anche quello che solo apparentemente risulta essere insignificante. La trama è intricata, ma alla fine, dal grande salone dell’albergo dove i personaggi si ritroveranno tutti insieme, usciranno vincitori e vinti, salvati e dannati, innocenti e colpevoli, con l’amore che, come spesso accade, è salvifico e serve come redenzione. 

In terzo luogo, la profilazione dei personaggi, tutti perfettamente delineati con le loro caratteristiche e peculiarità che li fanno amare o odiare. Su tutti spicca, con una punta di riconosciuta e giustificata vanità dell’autrice, la bellissima protagonista Britta che non è soltanto affascinante, ma anche colta, determinata, appassionata. Ci se ne innamora subito, per la sua eleganza, la sua raffinatezza, ma anche il suo senso di giustizia testardamente perseguito. Ho parlato di vanità femminile: che c’è di male? Martina Galletta è Britta, è altrettanto affascinante, colta e testarda, nel senso letterario del termine. Se un domani questo romanzo raggiungesse le sale cinematografiche Britta non potrebbe essere impersonificata che da Martina Galletta. 

Infine, da notare che l’autrice è riuscita anche nel non facile compito di evocare la Storia con la maiuscola e lo ha fatto creando uno sfondo, in cui vanno a confluire tutte le varie microstorie dei personaggi e lo sviluppo della trama del mistery, nel quale incombe la minaccia mondiale del nazismo, della guerra, della morte. Qualcuno ha accostato questa evocazione del dramma della Storia alle opere brechtiane, forse non era questo l’intento dell’autrice che non ha voluto troppo rivestire di tragedia il suo romanzo. Semmai, qui viene prepotentemente fuori il teatro, la messinscena, come dice il critico teatrale Andrea Porcheddu, nella prefazione al romanzo: Martina Galletta allestisce questa partitura noir come fosse uno spettacolo. Nella sapienza dei dialoghi cova una vera e propria regia teatrale. Non si tratta, dunque, dell’autore onnisciente che dispensa indizi e gioca e gioca con il lettore, quanto di un regista alle prese con la materia viva del palcoscenico, con personaggi che improvvisamente prendono vita propria, che si animano nell’immaginario di chi scrive e di chi dirige attori e attrici in scena.

Martina Galletta, pur ambientando il suo romanzo nel periodo cruciale a cavallo delle due guerre mondiali, periodo carico di drammi sociali e umani di grande rilevanza, riesce a dotarlo di una gustosa leggerezza fatta di ironia, di buon gusto letterario, di piacevolezza da romance di qualità.

Un esordio letterario davvero ben riuscito!

Le foto di questo articolo sono relative alla presentazione del romanzo di Martina Galletta al Giardino delle Rose di Firenze il 29 settembre 2023 a cura di Sylvia Zanotto e Nicoletta Manetti

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