IL SEGNALIBRO DELL’ORSO Recensioni di narrativa e poesia, di autori noti e scrittori emergenti
Nella poetica di Eleonora Falchi non c’è separazione
tra dentro e fuori; il grido interiore non è scindibile
dalla voce di denuncia della condizione di disagio collettivo (Chiara Rantini)

Eleonora Falchi è autrice eclettica, ama spaziare fra vari generi letterari, fare sperimentazioni, esplorare sempre nuove strade di scrittura, anche se rimane con i piedi ben piantati per terra. Il suo, infatti è uno sguardo orientato allo stile di vita moderno, con tutti i suoi eccessi e le sue contraddizioni, fonte d’ispirazione per la sua poetica, ma anche per la prosa.

Ha scritto moltissimi racconti che ha raccolto in varie antologie, fiabe per bambini, diverse sillogi poetiche, insomma non si ferma mai, se non è in giro per il mondo per viaggiare, partecipa a vari gruppi in ambito letterario, è membro di giuria del Premio letterario del Gruppo Scrittori Firenze e del Concorso di poesia della Unione italiana Ciechi, tiene una rubrica su Facebook “Parola di Scrittrice”.

Instancabile. È anche una brava manager di sé stessa, pur non avendo il supporto dell’ufficio stampa delle case editrici con cui pubblica, le sue presentazioni sono piene di gente, perché ne inventa sempre una nuova, come l’ultimo incontro, alla Biblioteca Comunale Filippo Buonarroti di Firenze, dove il suo reading poetico si è armonicamente mescolato al canto della bravissima Rosy Mattarelli e con le illustrazioni in tempo reale del poliedrico pittore Enrico Guerrini, suscitando la sincera ammirazione di tutti i presenti. Nonostante i continui impegni di Eleonora Falchi siamo riusciti a intervistarla.

La poesia parla a se stessi o è un linguaggio universale?
La poesia nasce da un vissuto o un’emozione propri per trasmettere un messaggio universale e creare un immaginario in cui ognuno possa riconoscersi.
Nelle tue poesie racconti storie vere o personali davvero accadute?
Descrivo esperienze vissute, osservate, sentite, immaginate. Dipende. L’unico elemento imprescindibile è il moto dell’anima che si è smosso e trasformato in parola, senza il quale si tratterebbe di mero esercizio letterario.

Dov'è il punto di interconnessione tra il mondo interiore e quello esteriore?
Hai presente il nodo di Moebius? Ecco rappresenta bene questa interconnessione, perché il dentro e il fuori sono vasi comunicanti in maniera costante, in quanto il proprio “dentro” influenza la percezione del fuori e ciò che si vive fuori trasforma il “dentro”.
La poetessa polacca Wislawa Szymborska, premio Nobel nel 1996, dice che “ogni buona poesia si trasforma sempre in qualcosa di astratto. Però ha sempre a che fare con la realtà, con la vita del poeta o degli altri. Le cose belle hanno ugualmente qualcosa di metafisico”. Sei d’accordo?
Se per astratto intende di valore universale sì, come dicevamo prima, se invece intende qualcosa scollegato dalla realtà in maniera totale, no. Per tendere i rami verso il cielo, è necessario essere ben radicati alla terra.

Visto che sei anche autrice di racconti, che differenza c’è tra la prosa e la poesia?
In entrambi i casi prendo ispirazione, come fanno tutti gli scrittori, da quello che conosco, ma mentre la prosa può essere anche un mero esercizio che parte dal mentale, la poesia per me deve partire dalla “pancia”. Ovvero si può scrivere un’ottima prosa su un tema prestabilito e a richiesta, ma si può scrivere una poesia con l’anima solo se si sente profondamente il contenuto. La differenza è ben percepibile alla lettura.
Sei in grado di scrivere poesie su commissione oppure con temi prestabiliti, come accade se vuoi partecipare a un Premio letterario?
Mi è capitato di farlo per amicizia e per progetti a cui tenevo, mai per premi letterari, non avrebbe senso per me. Sono poesie che possono avere un loro perché per il contesto alle quali sono destinate, ma non le ritengo le mie migliori.

Sei più progettista o improvvisatore?
In poesia senza dubbio improvvisatore, in prosa dipende.
Hai provato a mettere in musica una tua poesia oppure hai mai scritto testi per canzoni?
Una mia poesia è stata messa in musica da Irene Montagnani, bravissima musicista e cantante, personalmente non ho competenze musicali adeguate, anche se quando scrivo poesie cerco un mio suono riconoscibile nei versi, altrimenti non sarebbe poesia.

Hai prodotto altre forme di scrittura come romanzo, sceneggiature, testo teatrale?
Ho scritto con altri amici del Gruppo Scrittori Firenze un testo teatrale che abbiamo messo in scena, racconti, fiabe, un saggio comico e ho iniziato un romanzo nel cassetto da un po'. in attesa di continuare la sua strada per essere pubblicato al momento opportuno.
Amore e morte sono temi che si ritrovano nella tua poetica?
Non solo, ma sì ci sono.

Ci sono parole che eviti quando scrivi?
Una parola che trovo cacofonica è ASSIEME, mi suona proprio male, per fortuna c’è il sinonimo insieme. Inoltre, evito più possibile gli avverbi in “mente” e limito i gerundi che appesantiscono parecchio.
Ti servi dell’humour per poter scrivere senza problemi su questioni molto serie?
Sposo l’ironia e la leggerezza calviniana.
Da bambina leggevi poesie?
Quelle scolastiche, per il resto fiabe e romanzi per bambini.

Che funzione ha la poesia davanti alla crudeltà del mondo?
Di testimonianza, presa di consapevolezza e consolazione.
Può un poeta scrivere a proposito della storia?
Certo.
La politica sta massacrando il linguaggio?
Massacrasse solo quello…
Adesso cosa leggi?
Racconti, romanzi spesso contemporanei, gialli, poesie non tutte. Quasi niente saggi.
E cosa scrivi?
Poesie quando chiamano e racconti ogni tanto. Ho cinque pubblicazioni al momento di cui due in prosa e tre in versi.

Le foto sono relative all’incontro di venerdì 15 marzo 2024 alla Biblioteca Comunale
Filippo Buonarroti di Firenze, in occasione della manifestazione “Si scrive marzo, si legge donna”
organizzata dal Comune di Firenze con le Biblioteche Comunali Fiorentine.
