I LUPI DENTRO, l’ultimo romanzo di EDORDO NESI pubblicato da La Nave di Teseo
"Ovunque c’era quella scritta. Sui cartelloni pubblicitari, sulle fiancate dei taxi, sui muri. In inglese, perché intendesse chi doveva intendere.
THE BEST IS YET TO COME. Il meglio deve ancora venire"
(Edoardo Nesi, I lupi dentro, 2023 - pag. 284).

Federico, protagonista e io narrante, corre con la sua vecchia Porsche tra Prato e Firenze, rievocando l’epoca della sua giovinezza, in cui era convinto di essere stato molto fortunato a nascere nel 1964 a Prato, con il babbo imprenditore. Una giovinezza senza problemi, in sacco a pelo con gli amici del cuore a Ibiza, o in vacanza a Forte dei Marmi dove conosce Ginevra, gioia e dolore della sua vita. Lui convinto di poterla prima o poi sposare, lei che non si preoccupa altro che fare carriera come modella internazionale. Così Federico si ritrova alle soglie dei sessant'anni senza aver costruito niente, anzi quel poco che ha ricevuto dal padre gli viene pignorato per un fallimento. Ma il dolore più grande verrà dal suo migliore amico Vittorio, che è diventato ricco e famoso attraverso il romanzo, I lupi dentro, in cui ha raccontato di lui, creandogli il vuoto intorno.

I lupi dentro contiene sinergie narrative con Storie della mia gente il romanzo che ha dato a Edoardo Nesi il premio Strega nel 2011. Stesso tema, stessa atmosfera, stessa ambientazione, addirittura alcune ripetizioni onomastiche. Nel primo romanzo l’autore utilizza il modello del memoir autobiografico scritto in prima persona; in quest’ultima opera, grazie all’uso della terza persona, allontana i rischi di un autobiografismo troppo evidente e quindi meno attraente.

I lupi dentro è ambientato ai giorni nostri nel momento di massima caduta della parabola di Federico Carpini, erede indegno di uno dei tanti self made man che nella provincia toscana si sono arricchiti vendendo la “lana rigenerata” a tutto il mondo, lavorando giorno e notte per tirare su una ricchezza che si materializzava nelle ville progettate da architetti di fama, nelle opere di arte contemporanea collezionate per il gusto di possederle, nelle auto di grossa cilindrata e in tutti quegli oggetti di lusso che nel cuore della Prato degli anni Ottanta avrebbero persino fatto impallidire la “Milano da bere” di quegli stessi anni.

La trama è condizionata dai clichés del romanzo di formazione. Ne citiamo soltanto alcuni: il gruppo degli amici fedeli fino alla fine; l’amore non corrisposto che fa virare al tragico la vita sentimentale del protagonista; il disperato bisogno di riprendere i legami con la famiglia d’origine. L’originalità dell’opera, pertanto, non va ricercata nell’intreccio, ma nella modalità di scrittura e nella cifra stilistica, caratterizzati da un espressivismo denso di elementi dialettali, mai inutili o ostentati; da tecnicismi tipici dell’industria tessile che ha segnato l’ascesa e la caduta di Prato; dall’architettura, dall’arte contemporanea, dalla letteratura e dalle continue citazioni musicali, a partire dal titolo.

La narrazione della provincia e della città di Prato ricorda Giorgio Bassani, che ha passato una parte minoritaria della sua esistenza a Ferrara ma ha scritto sempre di Ferrara. Le sue opere interessano e piacciono anche ai non ferraresi, così come Edoardo Nesi, pur raccontando sempre di Prato, scavalca i confini provinciali, perché queste narrazioni sono universali, sono la rappresentazione dell’umano e non mere descrizioni di luoghi, di fatti e di persone, altrimenti, come dice Nesi “avrei scritto un saggio e non un romanzo”. La rappresentazione della provincia può essere soggettiva e diversa, in Bassani come in Nesi.

Il fatto che uno scrittore scriva sempre lo stesso libro, potrebbe sembrare un’accusa o un riconoscimento di un limite, ma non lo è nel caso de I lupi dentro perché l’ossessione che Edoardo Nesi ha per i soliti temi, gli stessi luoghi, si trasforma in letteratura. E poi c’è anche l’aspetto nostalgico, molto struggente, identificato nella ricerca accorata di tutti i cambiamenti avvenuti nella sua città dagli anni Ottanta a oggi.

La musica degli anni Settanta e Ottanta fa da colonna sonora alle vicende dei protagonisti. Una canzone emerge su tutte: Young Turks di Rod Stewart, dato che il ritornello invoca i “giovani turchi dal cuore giovane” che sono davvero liberi perché hanno la giovinezza dalla loro parte, proprio come sembra avere Federico, anche se la scelta stilistica dell’alternarsi narrativo dei piani temporali (il romanzo parte da un ricordo ma in realtà è ambientato nelle ultime ore del protagonista con frequenti analessi) mette subito il lettore sull’avviso che di questa libertà rimane ben poco. Attenzione però, il finale assolutamente inaspettato, coglierà il lettore di sorpresa.

Non soltanto la segnalazione di una infinità di successi di quegli anni, ma lo stesso ritmo dei dialoghi sembra a volte riecheggiare il testo dei tanti successi musicali citati. I lupi dentro è un romanzo che ha andamento ritmico molto forte, vista l’abbondanza di dialoghi che si alternano con i monologhi interiori. Questa è la chiave di lettura per interpretare il romanzo, non la musica, pur presente in modo ossessivo, ma la letteratura, anch’essa citata direttamente o indirettamente dai protagonisti.

Gli anni Ottanta piacciono molto a Edoardo Nesi che dichiara: “è il 1983 l’anno migliore degli anni migliori”. È probabile che gli anni migliori della propria vita siano quelli di quando abbiamo vent’anni, quando si pensa di poter conquistare tutto il mondo. Quando non abbiamo più vent’anni ci rendiamo conto che il mondo è cambiato e non risponde più a quei sogni, desideri, aspettative di gioventù. Nell’età matura ormai le cose le abbiamo fatte, quei sentieri li abbiamo percorsi. Questo è il tema vero del libro, un classico nella letteratura: i sogni sono realizzati o le illusioni sono perdute. Anche se siamo soddisfatti della propria esistenza, ci rendiamo conto che non abbiamo ottenuto ciò che veramente avevamo aspettato dalla vita. Nel mondo c’è sempre qualcosa che ci aspetta, ma forse comincia ad essere tardi per ottenerla. Un tale struggimento è l’aspetto più importante e bello di questo romanzo.
Le foto sono state realizzate durante la presentazione a cura di Giorgio Bernardini il 7 ottobre 2023 al Museo Pecci di Prato dove Edoardo Nesi ha dialogato con Giorgio Van Straten.