Yan Pei-Ming, pittore di storie, la più grande mostra dedicata in Italia all’artista franco-cinese.

Paolo Orsini • 28 luglio 2023

Fino al 3 settembre 2023, Palazzo Strozzi a Firenze presenta oltre 30 monumentali tele di Yan Pei-Ming che uniscono storia e contemporaneità, realtà e immaginazione, soggetti intimi e personaggi pubblici per riflettere sulla condizione umana, sulla morte e sulla drammaticità degli avvenimenti storici.

Piango il nostro tempo e sono felice di viverci

(Yang Pei-Ming)


A cura del direttore di Palazzo Strozzi Arturo Galansino, la mostra presenta più di 30 opere che testimoniano l’originale cifra stilistica dell’artista da sempre attento alla relazione tra immagine e realtà, in un continuo scorrere e mescolarsi tra vita personale e storia collettiva, tra Oriente e Occidente.

Ha cominciato a lavorare negli anni Ottanta, anche se la pittura figurativa non era di moda, perché era con questo linguaggio che si sentiva a proprio agio e da allora ha sempre utilizzato questa forma di espressione. Da giovane, in Cina, non aveva la possibilità di trovare modelli a disposizione per essere ritratti, allora chiedeva ai membri della sua famiglia di posare per lui. Ne è nata una galleria che rappresenta un universo personale molto intimo e che ha segnato per sempre la cifra stilistica dell’autore. 

Cresciuto durante la rivoluzione culturale, ha avuto la sua fortuna con i ritratti di Mao-Zedong. Come dice l’autore, nessuno conosceva Yan Pei-Ming ma tutti conoscevano Mao; questo gli ha permesso una certa notorietà e la possibilità di allargare i suoi orizzonti, che in gioventù si limitavano agli autoritratti e alle opere riguardanti la propria famiglia.

Determinante, per la sua formazione, il viaggio ad Amsterdam nei primi anni Ottanta, per studiare gli autoritratti di Rembrandt, Picasso, Van Gogh. Si convince che attraverso l’autoritratto sia più semplice rappresentare il modo con cui un pittore esprime il proprio linguaggio. La mostra di Palazzo Strozzi si apre infatti con un autoritratto, Nom d’un chien! Un jour parfait, per la prima volta affiancato da un oggetto del suo studio, fatto da scarti delle tempere dei suoi dipinti, la cui tridimensionalità mette in risalto la matericità del suo lavoro. Questo carrello con i resti di vernice è in un certo senso il mio autoritratto come pittore. È la rappresentazione del tempo che passa. Volevo esporlo già due o tre anni fa, ma non ne ho avuto la possibilità. Palazzo Strozzi è il luogo ideale per esporlo”, dice Yan Pei-Ming

Dal 1983, dopo aver visitato a Shangai la mostra Paesaggio francese e contadini: la vita rurale in Francia nel XIX secolo, 1820-1905, decide di trasferirsi in Francia dove frequenta le scuole d’arte. Ha la possibilità di capire l’arte occidentale, anche se non rinnega le sue origini, dragoni, tigri, Bruce Lee e Buddha compaiono in molte sue opere, affrontando comunque tutti i generi classici della pittura: storia, ritratto, autoritratto, natura morta, paesaggio, animali.

Determinante per la propria crescita artistica, la permanenza in Italia nel periodo 1993-94 come borsista, viaggiando continuamente tra Milano, Pisa, Venezia, Roma, Firenze, dipingendo soprattutto ritratti, ma anche quadri legati alla storia italiana e di Roma, in particolare: papi, rivisitazioni dei quadri di Caravaggio a San Luigi dei Francesi, il ritrovamento del corpo di Aldo Moro, quadri in omaggio a film come «Mamma Roma» di Pasolini o «Roma città aperta» di Rossellini.

Si è sempre ispirato, sin da giovane, ai grandi maestri italiani, Caravaggio, Leonardo, Raffaello, Michelangelo, Tiziano. Li evoca attraverso l’uso della pittura monocroma, non li affronta sul piano del colore, ma su quello più intimo e misterioso del contrasto tra luce e ombra. Si lascia catturare dai soggetti eterni ma il suo gesto pittorico è contemporaneo, attuale, non è mai rivisitazione o citazione, ma assume una sua originalità e una sua collocazione nel panorama artistico mondiale. 

Il monocromatismo è una sida ardua per un pittore, difficile dare profondità al quadro usando un solo colore e, a mio avviso, Yan Pei- Ming non ci è riuscito, la sua tigre è talmente piatta, a una sola dimensione, che non riuscirà mai spiccare il salto. Anche il Chien hurlant è muto, non trasmette quella sensazione di timore che le sue fauci spalancate dovrebbero incutere.

In mostra è esposta una sequenza di opere legate alla storia italiana più drammatica dell’ultimo secolo, riunite quasi in una trilogia: il corpo di Mussolini appeso a testa in giù assieme a quello della sua amante (28 aprile 1945); il ritrovamento del corpo di Pasolini (2 novembre 1975); il ritrovamento del corpo di Aldo Moro (9 maggio 1978). In tutti e tre i casi non è il momento della morte, ma quello in cui l’immagine della morte è stata mostrata al mondo.

Questa mostra non è bella, e non è utile. Non è bella perché il pittore è sì grande ritrattista, ma riesce a esprimere il massimo del suo talento soltanto negli autoritratti, come nel caso del trittico Nom d’un chien! Un jour parfait, non a caso collocato a inizio mostra dal curatore Galansino, e in altri due del polittico sul funerale di Monna Lisa. Pittore quindi intimista, che dà il meglio quando esplora se stesso. Gli altri ritratti non emozionano. Andy Wharol con molti decenni di ritardo, ha raffigurato personaggi icone pop, come Mao o Bruce Lee, Putin e Zelensky, oppure si è avventurato in terreni aspri e pieni di trabocchetti come la raffigurazione di quadri molto conosciuti di pittori molto noti. C’era bisogno, per esempio, di un’ennesima Gioconda di Leonardo? Peggio ancora, la raffigurazione monocromatica del quadro di Goya che ricorda la fucilazione del 3 maggio 1808 da parte dei soldati di Napoleone di un gruppo di rivoltosi. Goya riesce a dare una profondità drammatica incredibile al suo quadro, mentre il suo imitatore franco-cinese resta invischiato in una grigia piattezza priva di emozioni. 

Un altro terreno spinosissimo è quello del paragone tra pittura e fotografia. Nella rappresentazione pittorica di alcuni avvenimenti molto importanti della storia, ripresi da immagini fotografiche, il quadro non regge il confronto con la fotografia. Il primo eternizza il momento, lo eleva a riflessione ideologica, lo appiattisce nell’insieme della tecnica pittorica che ha una valenza del tutto diversa dall’istantanea fotografica. La foto, invece, rappresenta quel preciso istante nello scorrere del tempo e dello spazio, una frazione di secondo prima o dopo è completamente diversa, mentre la pittura no, eternizza didascalicamente. È quell’istante irripetibile che fa di una fotografia ben fatta un capolavoro, riprodurla con la pittura significa svilire tutto ciò che c’è di più emozionante in questa tecnica. Ecco quindi che, a mio parere, un pittore deve dare la sua interpretazione di un avvenimento storico, certo lasciandosi ispirare da una foto, poi percorre tutta un’altra strada, personale, peculiare, unica, se vuole vincere la sfida. Nel caso dei quadri di Yan Pei-Ming che riproducono momenti immortalati dalle foto la sfida è persa, basta andare a vedere le foto a cui si è riferito, fra tutte quelle di Mussolini e Claretta Petacci a testa in giù in Piazzale Loreto, una foto di una drammaticità incredibile, carica di tutta l’enorme sofferenza che il dittatore ha fatto patire agli italiani e di tutta la speranza per un futuro migliore. Tutto ciò non riesce a venire fuori dalla tempera usata dal pittore. Anche la foto del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro in Via Caetani a Roma ha una drammaticità pazzesca, sembra quasi che lo spettatore e tutta l'Italia in quel momento attonita, sia per essere risucchiato in quel buco nero dell'interno della Renault. Guardate il quadro di Yan Pei-Ming e ditemi se avete la stessa sensazione di sprofondamento.

Infine, ho parlato di mostra non utile per l’arricchimento culturale dello spettatore. Sono messi in risalto soltanto ritratti di grandi uomini della storia, dai cardinali ai dittatori. D’accordo che il nostro ha vissuto in Cina al tempo della rivoluzione culturale di Mao, ma se non sbaglio c’era la lotta al culto della personalità, perché raffigurare questi uomini potenti, il loro culto della forza, il loro machismo? L’aggressività, la forza, la potenza repressiva, rappresentata dalla tigre e dal cane da guardia che mostra i denti. Di Bruce Lee ci bastano e avanzano gli orrendi film che ci propinano le televisioni commerciali. Una galleria di sanguinosi dittatori, da Mao a Napoleone, da Hitler a Mussolini, che hanno sulla coscienza milioni di morti, raffigurati in pose ieratiche, solenni, quando la contemporaneità distrugge le loro statue?

Quando, poi, sono entrato nella sala dove c’è il ritratto di Putin, mi sono indignato. Egregio Curatore Sig. Galansino, non era meglio evitare di appendere quel ritratto, in questo particolare momento della storia?  

ritratto Francesca Tofanari palloncino rosso strada pioggia nuvole
Autore: Paolo Orsini 12 marzo 2025
Recensione del Segnalibro dell’Orso di LA STAGIONE DELLE ANIME FRAGILI di Francesca Tofanari pubblicato da Bonfirraro Editore.
copertina blu gruppo ragazzi nero cielo stellato
Autore: Paolo Orsini 12 febbraio 2025
Recensione del Segnalibro dell’Orso di STELLE SENZA CIELO di Donatella Bellucci edito da Tabula Fati.
quadro moveable blue helen frankenthaler mostra palazzo strozzi firenze
Autore: Paolo Orsini 20 gennaio 2025
La pittura è per l’artista americana come una nebulosa cosmica dove spazio e tempo contengono tutte le forme di vita e soltanto una realizza, ogni volta diversa, sulla tela le forme fatte di colori.
copertina rosa donna elegante computer tacchi rossi alti tavolo
Autore: Paolo Orsini 24 ottobre 2024
Recensione del Segnalibro dell’Orso di L’AVVOCATO IN GUÊPIÈRE di Silvia Alonso edito da Rossini.
copertina libro Come Nijinsky romanzo di Sylvia Zanotto Nardini editore Firenze ballerina danza
Autore: Paolo Orsini 19 ottobre 2024
Recensione del Segnalibro dell’Orso di COME NIJINSKY il romanzo di Sylvia Zanotto edito da Nardini.
quadro Vinicio Berti Cittadella Ostile
Autore: Paolo Orsini 12 ottobre 2024
Una mostra/viaggio in dodici tappe a seconda del punto di vista o della disciplina artistica ci permette un’esplorazione della città suggestiva e completa.
copertina libro giallo rucellai andrea perondi
Autore: Paolo Orsini 4 ottobre 2024
Il Tondo Rucellai, il nuovo romanzo di Andrea Perondi, un giallo di buona fattura con personaggi particolarmente caratterizzati.
Autore: Paolo Orsini 19 settembre 2024
Fine settimana letterario nel Borgo Medievale di Giovanni Boccaccio
mostra Museo Novecento Firenze opere di Modigliani Morandi Guttuso Carrà Morandi
Autore: Paolo Orsini 8 settembre 2024
L’unico autoritratto eseguito dal pittore livornese, una tra le opere più valutate al mondo, si può ammirare in occasione della mostra RITORNI. DA MODIGLIANI A MORANDI che vede riunite per la prima volta una quindicina di opere di grandi maestri del Novecento italiano appartenute ad Alberto Della Ragione.
una delle opere di Louise Bourgeois esposta all’interno del chiostro del Museo Novecento di Firenze
Autore: Paolo Orsini 1 settembre 2024
La mostra presenta una serie di opere di Louise Bourgeois con un focus tematico sul motivo della madre e del bambino.
Altri post
Share by: