Nel 1875 a Firenze, durante gli scavi per la realizzazione del nuovo canale fognario dalle parti di Via de’ Gondi nei pressi di Piazza della Signoria, venne ritrovata una testa in bronzo che poi si scoprì essere quella dell’imperatore romano Filippo l’Arabo vissuto nel III secolo d.C. È l’incipit del libro che permette a Gabriele Antonacci di fare un salto indietro di molti secoli e di trasferirsi nella Siria del 233 d.C. per raccontare, in forma romanzata, una storia di un periodo non molto noto.
Gabriele Antonacci ha così l’opportunità di fare una serie di scoperte importanti che sono raccontate nel libro con l’entusiasmo e la passione dell’amante della storia. Il libro è anche un romanzo d’azione e quindi occorre un protagonista che l’autore individua in Lucio, segretario e amico dell’Imperatore Filippo l’Arabo. Seguendo Lucio scopriremo una gran quantità di relazioni che erano alla base del legame, insospettabile perché assai poco studiato, tra l’antica Florentia e questo imperatore romano che nel 247 organizzò le celebrazioni dei “ludi saeculares”, un’imponente festa per la celebrazione del millennio della fondazione di Roma.
Filippo non voleva distaccarsi dalla tradizione inaugurata da Augusto e proseguita da Claudio, Domiziano, Antonino Pio e Settimio Severo, ma volle i festeggiamenti più sfarzosi di sempre. Le celebrazioni durarono tre giorni e tre notti ininterrottamente; in tutta la città si alternarono cerimonie religiose, spettacoli teatrali e giochi circensi per i quali utilizzò le fiere che erano state fatte portare a Roma da Gordiano III per celebrare la vittoria sui Persiani: “A Roma erano già pronti trentadue elefanti, dieci alci, dieci tigri, sessanta leoni, trenta leopardi, dieci iene, mille coppie di gladiatori, sei ippopotami, un rinoceronte, dieci leoni selvaggi, dieci giraffe, venti onagri, quaranta cavalli selvatici e un gran numero di altri animali; di tutte queste bestie se ne appropriò Filippo per i ‘ludi saeculares’. Ma queste erano state preparate da Gordiano per celebrare il trionfo sui persiani” (Historia Augusta).
Lucio riesce a trascinare il lettore in mille avventure, in cruente guerre che vedono in campo le cavallerie corazzate romane e sasanidi, l’artiglieria romana, gli elefanti da battaglia sasanidi. Attraverso il protagonista Lucio, l’autore di Elisboth non ci farà rivivere soltanto le battaglie dove il sangue scorre a fiumi e la morte è sempre in agguato, ma descriverà anche la magnificenza delle feste imperiali per il millennio della fondazione di Roma, le spietate persecuzioni dei cristiani, la frenesia dei traffici internazionali delle merci, in una vorticosa ricostruzione degli avvenimenti storici che tiene il lettore incollato alle pagine del libro, realizzato con le tecniche della suspense tipiche del thriller di buona fattura.
Lucio porterà il lettore non soltanto nel mondo della vita quotidiana del terzo secolo d.C. dell’epoca romana, ma anche in quello più oscuro e misterioso della sfera religiosa, come i riti mitraici o la spietatezza dei giochi dei gladiatori. Il libro procede con un parallelismo simmetrico tra la vita romana e quella della Florentia del terzo secolo d.C.; per questo il libro di Gabriele Antonacci, non è soltanto un buon romanzo, pieno di trovate e di pathos epico, ma anche un’ottima ricostruzione storica di avvenimenti poco noti e un fertile punto di partenza per eventuali futuri approfondimenti.
Numerose le scoperte di Gabriele Antonacci durante il suo percorso di studio e di rivelazione per scrivere il suo romanzo. L’idea è nata una decina di anni fa quando l’autore, appassionato di fotografia, mentre era in giro per scattare foto, si rese conto dell'esistenza di un gran numero di luoghi sconosciuti e carichi di storia. Man mano che procedeva nella sua avanscoperta, il materiale raccolto aumentava sempre più in modo incontrollato e caotico. Allora si decise di realizzare una specie di mappa che avrebbe permesso un’indagine sistematica sulla storia del terzo secolo.
Con il sostegno di Tabula Fati Editore e del Gruppo Scrittori Firenze, alla cui Associazione si iscrisse quando decise di completare la realizzazione del libro, spronato da Gianni Marucelli che gli proponeva di preparare articoli e fotografie per la sua rivista “L’Italia, l’Uomo, l’Ambiente”, Gabriele Antonacci ha concluso un lungo e articolato viaggio non soltanto tra i documenti e i libri di storia, ma anche visitando luoghi e ascoltando diverse persone. A volte i fatti storici documentati sono risultati talmente inverosimili da superare la fantasia del romanziere. Ecco perché la lettura di Elisboth è avvincente, ma la fantasia è sempre supportata e stimolata da solidi elementi storiografici. L’autore ha profondamente indagato il mondo sasanide e persiano, oltre a quello romano per la ricostruzione delle battaglie; ha studiato Plotino, si è avventurato nella storiografia dell’antica Armenia, ha analizzato i rapporti tra Roma e l’Antica Cina; ha letto tutto quello che è riuscito a scovare su Filippo l’Arabo.
Gabriele Antonacci si è immerso nel mondo dell’antica Florentia, del Chianti arcaico, dell’Etruria. Si è occupato delle religioni di quel periodo, in particolare del mitraismo, della cosmologia etrusca e dell’attività degli aruspici. Ha trovato e riportato storie sui martiri cristiani in Florentia. Il ritrovamento della testa in bronzo di Filippo l’Arabo è stata l’occasione per avere l’incipit alla storia e dare a tutte le fonti, a tutto il materiale raccolto, (che è veramente tanto e lo si capisce dalla smisurata bibliografia a termine del libro), la forma di un romanzo, dargli un ordine cronologico, inserirli in un contesto spaziale storico coerente.
Parlare di Florentia di quel periodo non è stato difficile perché ci sono molti testi sia di archeologia che di storia. Gabriele Antonacci è sceso in campo per scovare prove non storiografiche, come l'attenta analisi dei bassorilievi del Battistero di Firenze per capire i momenti della vita quotidiana fiorentina; o andare a Pisa per scovare tracce del commercio dalla Palestina e dalla Siria attraverso le navi che arrivavano al porto di Pisa e poi via navigazione fluviale sull’Arno a Florentia. Lucio era il referente dell’Oriente dei commercianti fiorentini, perché si doveva organizzare il trasporto di migliaia di anfore di olio e di altre merci. Non era uno scherzo e Lucio era un organizzatore di prim’ordine.
Altri capitoli del libro sono dedicati alle “Ludi Floralia” a Firenze, una festa licenziosa e a tratti violenta, con la supervisione del “tribuno dei piaceri” che aveva il compito di sorvegliare che le feste, i pranzi, gli spettacoli non cadessero in esagerati eccessi. Qui il racconto prende una tinta “noir” perché si parla della “damnatio ad bestias” quando i condannati a morte vengono divorati dalle bestie feroci; quando le prostitute si denudano a teatro fra gli schiamazzi del pubblico, e altri eccessi che però, a ben guardare, rappresentano la mentalità politeista romano-italica che ha un legame religioso tra la sessualità umana e la fertilità vegetale, per cui i rituali di tali feste assumono una connotazione sacra che ha lo scopo di stimolare sia la fertilità umana che quella vegetale.
Gabriele Antonacci, nel suo lungo viaggio in questo periodo storico, conduce il lettore anche in altri luoghi come San Miniato, i Campi Etruschi del Chianti, l’importante città etrusca di Faesulae dove esisteva una prestigiosa comunità di aruspici, i “sacerdoti delle folgori” che interpretavano i fulmini e con i quali predicevano il futuro. Nelle pagine di Elisboth di Gabriele Antonacci trova spazio anche il tentativo di risolvere il mistero dell’ubicazione del tempio del Dio Marte a Firenze, città devota al dio della guerra perché fondata dai romani come base militare. Pare che la statua fosse collocata sul Ponte Marzio, vicino all’attuale Ponte Vecchio, ma un’alluvione se l’è portata via. Il tempio di Marte ancora non si ha la certezza dell’ubicazione: il Villani pensava fosse dove adesso c’è il Battistero ma scavi archeologici successivi hanno trovato case e botteghe artigiane e nessun tempio. Antonacci ci rivela che attualmente sono in voga tre ipotesi: la prima sotto la basilica di San Lorenzo, la seconda nella zona di Piazza Santa Croce, la terza, quella a cui Antonacci crede maggiormente, ha come indizio determinante il toponimo Camarti, di cui anche il Villani parla, che potrebbe essere Camerata, un borgo prima di San Domenico sotto Fiesole.
Non è stato possibile inserire nel libro Elisboth pubblicato da Tabula Fati tutto il materiale raccolto da Gabriele Antonacci, ci sarebbero voluti diversi volumi. Pertanto tutti gli appunti, i documenti e le foto si trovano nel suo sito internet che è raggiungibile anche per mezzo di un codice QR inserito nella bibliografia in appendice. Le foto sono di Marco Ciutini durante la presentazione di lunedì 29 aprile 2024 condotta da Gianni Marucelli con letture di Gabriella Bigi alla Libreria Gioberti di Firenze