Carlo Giannone, nato a Caltanissetta nel 1958, vive a Firenze dove ha conseguito la laurea in economia e commercio. Lettore appassionato fin dall'infanzia, da qualche anno fa parte della giuria di un concorso letterario per romanzi editi nella sua città. Ha pubblicato con i caratteri de L’autore Libri Firenze, il romanzo breve I Lupi e per l'editore Scatole parlanti, il romanzo La ragazza del balcone accanto. La banda dei pitbull è il suo terzo romanzo, il primo di genere giallo.
Scrivere la sinossi di un giallo è sempre operazione difficile e pericolosa, si può fare spoiler, per questo mi affido alla quarta di copertina del libro: "quando il corpo di un diciottenne viene rinvenuto nei pressi del torrente Mugnone, il Commissario Gaetano Mancuso si ritrova invischiato in un caso di omicidio all'apparenza irrisolvibile. C'è un solo vero indizio: i morsi di cane sul corpo della vittima. In un momento delicato della sua vita personale, diviso tra il tradimento della moglie e l'attrazione crescente per un'altra donna, Gaetano si butta a capofitto nell'indagine, determinato a scoprire l'identità dell'elusivo assassino. Poi, quando gli omicidi diventano seriali, Gaetano capisce che non c'è tempo da perdere, deve trovare l'uomo prima che uccida ancora e ancora e ancora. Ma se le cose non fossero così bianche e nere? Coinvolto in una corsa contro il tempo in una disperata caccia all'uomo tra le strade di Firenze, il Commissario Mancuso ha solo una certezza: che i mostri peggiori sono sempre gli esseri umani.
La banda dei pitbull è un giallo di genere atipico, diverso dagli altri, perché l’autore riserva un ampio spazio di narrazione alle vicende personali sia dei personaggi principali che di quelli di sostegno. La forma gialla è stata una scelta precisa e pensata perché Carlo Giannone ama sperimentare e porsi sempre nuove sfide; il primo romanzo è una favola a sfondo animalista; il secondo è romanzo intimistico, di formazione, di crescita, anche se privo di scivoloni nell'autobiografismo, dove il tema è la rivalutazione delle proprie convinzioni che erano assodate fino a quel momento, per il sopraggiungere di situazioni nuove e diverse.
È nello stile di Carlo Giannone, lo si è visto nelle precedenti opere, indagare a fondo la personalità del personaggio. La banda dei pitbull non è però un giallo psicologico, non ci sono supereroi, i numerosi personaggi sono del tutto normali, pieni di virtù e di difetti, di certezze e contraddizioni, insomma le sfaccettature che li compongono sono numerose e varie, ed è questa peculiarità interessante della cifra stilistica dell’autore, che rispecchia in pieno la sua visione del mondo, un mondo complesso, che non si può ridurre alle semplici categorie del bianco e del nero, ma che è fatto da moltissime sfumature di grigio. Carlo Giannone ha la capacità di entrare in sintonia con i personaggi del romanzo, e lo fa con delicatezza e tatto, anche verso quelli detestabili. Ne risulta una galleria di personalità vere, genuine, mai stereotipate o superficiali. Quello che viene messo in risalto, in modo coinvolgente, è la grande umanità di tutti i personaggi, che non sono soltanto buoni o soltanto cattivi, ma hanno anime semplici e complesse allo stesso modo.
Già dall’incipit si capisce subito la grande passione e accuratezza che Carlo Giannone mette nello scrivere, doti che forniscono a questo suo primo giallo tutte le qualità del genere thriller: mistero, suspence, tecnica di scrittura che si avvicina a quella cinematografica delle scene brevi ma dense di azione, ritmo molto elevato grazie all’uso prevalente del dialogo, il rimanere sempre dentro alla storia senza cali di tensione o digressioni inutili, tecnica del “finale sospeso” (cliffhanger) che impone al lettore il volta-pagina a ogni fine capitolo, frenetico e entusiasmante al punto che il libro si legge tutto d’un fiato, lo si fa davvero, non è un modo di dire per piaggeria.
D’altra parte, si apprezza la scrittura di Carlo Giannone per la sua preziosità e ricchezza linguistica, per l’equilibrio della struttura sintattica, per la sua capacità di cesellare le parole, al punto che viene definito dalla editor della casa editrice “un orefice della lingua”. Questa ricercatezza viene dalla tradizione linguistica siciliana, di cui Carlo è fortemente impregnato, ma anche da una forma di rispetto nei confronti del lettore, al quale vuole dedicare un prodotto che sia non soltanto di piacevole lettura, ma che possieda anche una forza linguistica capace di lasciare tracce dentro al lettore, una volta terminato il libro.
Quel qualcosa dentro sono le riflessioni che il lettore può, se vuole, Carlo non impone ma propone, fare intorno a numerosi temi: uno è il rapporto uomo-animale, esplorato in modalità hard ma ricco di spunti originali e interessanti; un altro tema è quello del farsi giustizia da soli, come risposta a una grave ingiustizia subita; un altro tema ancora è quello del perdono, sia a livello personale che generale. Carlo si guarda bene dal dispensare soluzioni, si limita a presentarle, sarà il lettore a percorrere la propria strada per affrontarle e risolverle.
Il protagonista è il Commissario Gaetano Mancuso, che deve affrontare numerose complicate situazioni sia sul lavoro che familiari, la storia del mistero da risolvere con l’indagine si arricchisce di particolari della vita personale, ma senza farne un elemento collaterale pregnante, come fanno molti giallisti famosi che rivestono i loro personaggi di fortissime peculiarità, spesso sono comiche, con il pericolo di cadere nella macchietta caricaturale, oppure di stravizi – l’alcol è uno dei più diffusi - che ne fanno dei disperati che riversano nel lavoro, e nel relativo successo delle indagini, l’unico modo per sopportare le frustrazioni di una vita del tutto insoddisfacente. Nel commissario di Carlo Giannone non c’è caricatura né disperazione, c’è l’umanità, prima di essere commissario si è persona. Questa umanità del personaggio è la peculiarità della cifra stilistica di Carlo Giannone che emerge anche nei precedenti impegni letterari.
L’idea di costruire una storia intorno al rapporto tra l’uomo e l’animale è scaturita da quella volta in cui l’autore vide un pittbull uccidere un gatto, fu un tale shock che fornì la sofferenza e l’energia necessaria per realizzare il progetto letterario. Non si vuole colpevolizzare l’animale, che risponde a logiche naturali diverse dalle nostre ma, come l’autore dice, i mostri peggiori sono sempre gli esseri umani, che li addestrano e li dirigono per scatenare tutta la loro naturale forza e ferocia.
Vediamo se Carlo continuerà questo progetto letterario e darà un seguito a questa prima indagine del Commissario Gaetano Mancuso. Le aspettative di chi ha letto La banda dei pitbull sono nella direzione di avere altri romanzi del genere giallo, ma con Carlo, sperimentatore dallo sguardo ampio e dalla volontà sempre in movimento, non è detto che i prossimi libri riguardino indagini di Gaetano Mancuso. C’è in cantiere, infatti, un altro progetto, si cambia genere, sarà una storia ambientata negli anni “60 in un piccolo paese della Sicilia, giocando sugli stereotipi di una Sicilia culturalmente e mentalmente arretrata soprattutto con i tabu sessuali; oppure, un'altra storia di una ragazza che ritrova il diario di cento anni prima della bisnonna, in cui ci sarà un interessante paragone tra le due vite separate da un secolo l’una dall’altra.
Le foto sono relative alla presentazione fatta alla
libreria Marabuk di via Maragliano sabato 18 marzo 2023